La mia passione per il disegno e tutto quello che è creativo non l’ho ereditata. Semplicemente, lei è nata con me.

L’Ape Pazza: un logo che da 20 anni è diventato per me una seconda pelle, tanto che a volte mi ritrovo ad avere crisi di identità. Chi sono veramente e quanto della mia vita coincide con L’Ape Pazza? Un po’ come i supereroi: Ape pazza di giorno, Martina Paccagnella di sera. Dovrei trovare solo un costume adatto, ma il nero è già stato scelto e non sarei originale… Scherzi a parte, non sono nata con il superpotere del cucito, non ho mai avuto un lungo mantello fatto di stoffe americane né ho mai sparato rocchetti di filo con la mia pistola per colla a caldo, ma ho dovuto lavorare molto per essere quella che sono oggi.
Non ho ereditato alcun gene creativo da nonne o parenti. Creatività e manualità sono sempre un passatempo che condividevo con me stessa. Ho iniziato con la scuola di grafica, ho fatto corsi da modellista a livello industriale, insegnato in alcune scuole, fatto la gavetta nel cucito tanto da arrivare a lavorare come modellista per adulti e bambini, finché ho capito che era ora di prendere la mia strada da sola.

In 20 anni i cambiamenti dell’Ape pazza sono stati molti. Inizialmente vendevamo solo il prodotto finito, poi il consenso e le richieste delle varie clienti di apprendere certe tecniche ha fatto sì che iniziassi a creare progetti e fare corsi per la loro realizzazione. Sono iniziate le fiere, in Italia e in Spagna, e questo mi ha aiutato ad allargare i miei orizzonti creativi e a permettermi di concentrarmi sempre meno sul cucito creativo e a specializzarmi sempre più in progetti patchwork, la mia vera passione.
Il lockdown ha segnato la svolta: abbiamo introdotto corsi online e lanciato la “didattica a distanza”, finché non è nato un nuovo progetto che ha portato alla realizzazione della nostra rivista, “CRAZY FOR PATCH”, quattro uscite annuali di grande soddisfazione. Ormai il nostro obiettivo è realizzare progetti nostri, ma sempre con lo sguardo rivolto allo stile americano. La cosa che non è mai cambiata e che non cambierà mai, però, è la scelta di utilizzare e vendere solo materiali di primissima qualità, come le stoffe americane della moda Fabrics.
Vorrei sapermi prendere il merito di tutto, ma come ogni supereroe ho anche io la mia insostituibile squadra: la “Victory”, come la chiamano oramai le clienti, e papà Sergio. Siamo una famiglia, una squadra e abbiamo la fortuna di condividere tutto, lavoro compreso, anche se la Victory, ogni volta che deve tagliare a mano i singoli pezzi di ogni singolo kit, preferirebbe scappare a Honolulu! Ah, dimenticavo: per chi mi conosce sa che la parola d’ordine per essere dei nostri è “mai senza bordeaux!”.

Martina

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